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UNO SPARO... LA GUERRA

Con uno sparo si può ferire, uccidere, suicidarsi, distruggere... e scatenare una guerra. A scuola ci siamo focalizzati sulla 1° guerra mondiale, non esclusivamente sul libro di storia ma attraverso l’aiuto di libri, film e poesie.

Stiamo leggendo un libro dal titolo ”Niente di nuovo sul fronte occidentale” che parla di alcuni ragazzi andati volontari in guerra spinti dalle invitanti immagini diffuse e dalla pressione psicologica della scuola. Questi ragazzi dopo aver visto la realtà della guerra capiscono la sua assurdità. Tutto quello che avevano imparato a scuola e in cui credevano erano menzogne.

Giuseppe Ungaretti, che è un poeta di quella generazione, ha visto le tragedie della guerra. A scuola abbiamo letto una sua poesia intitolata “Fratelli”.

Queste 2 fonti hanno in comune molti punti: la paura dell’ignoto e cioè il non sapere cosa sta per accadere secondo dopo secondo, l'essere quindi all’oscuro del proprio destino, il desiderio di fraternizzare con chi, come te, è costretto a subire questa esperienza tragica e assurda. Ma il rischio più grande è quello di essere annoiati: in guerra si deve sempre ammazzare il tempo e la noia, perché annoiarsi porta al pensare, al riflettere su quello che sta accadendo. “Il soldato deve essere sempre occupato” dice Remarque, perché meno pensi e più sopravvivi e sei coraggioso; è questa la frase che si deduce da ogni libro, film, poesia che parli della guerra.

Per esempio, a scuola abbiamo visto due film: “Joyeux Noel” e “La grande guerra”.

Il primo film parlava della “Tregua di Natale”,  un evento storico in cui (per poco tempo) cessa il fuoco tra i tedeschi ed i franco- scozzesi; per qualche ora quei soldati smettono di essere nemici: si scambiano vino e cibo, cantano insieme, parano, giocano insieme senza farsi del male a vicenda pur sapendo le conseguenze che potrebbe avere il simpatizzare con il nemico.

Invece il film “La grande guerra” racconta la storia di due italiani, il loro non credere nella guerra e il riderci sopra. Anche loro si annoiano; anche loro provano pietà anche se sembra che non gliene importi niente del nemico.

Loro sanno che questa guerra è una follia, inutile massacro di gente.

In entrambi questi film i “nemici” diventano “amici” anche involontariamente. 

Il messaggio di “Niente di nuovo sul fronte occidentale” è invece diverso da “Joyeux Noel” perché nel libro i protagonisti non riescono più a pensare alla vita che precedeva la guerra: la vita di prima non ha valore e non serve in guerra, il passato viene congelato; invece in “Joyeux Noel” quasi tutti sono ancora legati al loro passato.

In questo momento mi viene in mente un altro film visto a scuola ed intitolato “Lezione di sogni”: parla di una scuola tedesca di fine XIX secolo in cui vengono insegnate solo menzogne utili a crescere ragazzi aggressivi e desiderosi di combattere.

La scuola alla fine dell’800 e anche più avanti insegnava agli alunni in caso di guerra da che parte stare e il nemico a cui sparare, ovviamente a suo vantaggio.

Ho notato una cosa nel titolo della raccolta delle poesie di Ungaretti: ”Allegria di naufragi” è un titolo che ha dentro 2 parole che sono una il contrario dell’altra: cosa c’è di allegro nella condizione di un naufrago? I naufraghi sono gli uomini, che restano tali per colpa del dolore della guerra, ma il poeta vuole sottolineare che anche se essi hanno vissuto momenti terribili, è possibile ancora che abbiano un cambiamento positivo nella loro vita. Questa cosa mi fa pensare a “Joyeux Noel” in cui c’era un ragazzo che non aveva perso le sue abitudini: pur essendo in guerra era legato al proprio passato perché lui sperava di poter un giorno tornare alla sua vita precedente e non voleva perdere la speranza. Il problema è che non sapeva la realtà: appena si entra in guerra no si è più gli stessi. Quando vai in guerra a quanto si capisce da queste 4 storie diverse non sei più una persona: ti comporti da animale, vedi scene traumatizzanti, e agisci in un modo che non ti saresti mai immaginato. Se poi sopravvivi e torni a casa, in realtà tu non torni completamente; i ricordi non ti lasciano tornare.

 In tutti questi racconti si capisce che la guerra è una folla inutile, la guerra porta solo rancore, morti, dolore, distruzione, alcolismo e depressione; non c’è niente di positivo nella guerra. Tutti questi racconti e  molti altri sono solo testimonianze che continuano a ripetere la stessa storia da diversi punti di vista.

Alcuni in guerra hanno per tutto il tempo la speranza di tornare alla vita precedente altri invece l’hanno persa quella speranza. Tante persone in guerra si nascondono per sfuggire alla morte oppure altri la affrontano. Alcuni personaggi di queste storie erano solo adolescenti e avevano ambizioni: sogni da realizzare, progetti per il futuro, studi da mandare avanti. Manca solo una cosa che tutti i soldati desiderano quando hanno capito la realtà della guerra ed è…la libertà, l’indipendenza.

Queste storie mi fanno imparare a ringraziare sempre quello che abbiamo: perché fortunatamente siamo nati in un paese in cui non c’è quel tipo di situazione; ma in altri paesi, oggi, ci sono ragazzi della nostra età che vivono e muoiono in contesti di guerra .

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Asiya Nasr Allah

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