top of page

LA PRIMAVERA DELL'UOMO

 

Don Primo Mazzolari è stato prete nella parrocchia di Bozzolo nel periodo che va dall'ascesa del fascismo al secondo dopoguerra .

In quegli anni per un lungo periodo, precisamente dall’autunno del 1944 alla primavera del 1945, rimase nascosto soprattutto nella canonica del paese, per non essere arrestato dai soldati fascisti, chiamati anche brigate nere che combattevano contro i partigiani.

Nei lunghi mesi, chiuso in una stanza con solo una finestra alta poco più di cento centimetri e larga ottanta, riesce a testimoniare la sua solitudine e paura ma anche speranza attraverso le parole scritte sul suo diario, che diventerà “Diario di una primavera”.

Quasi tutti i giorni, racconta e riflette sul senso della vita. Gli unici riferimenti di Mazzolari, durante quel periodo di solitudine, sono: la natura, la preghiera, la scrittura e trasforma un semplice diario in valori e insegnamenti ancora attuali ai giorni nostri.

Mi ha colpito il suo modo di scrivere, molto sintetico, dando a noi lettori la chiave per riflettere sulla sintonia che c’è tra l’uomo e la natura; lui riesce a farcela dedurre dalle sue continue riflessioni che iniziano descrivendo il tramonto, il vento, gli alberi e gli uccelli, trovando in ognuno di essi un nesso con la nostra vita.

Mi ha stupito il carattere del Parroco: sebbene rinchiuso tra quattro pareti, ha un grande desiderio di libertà, di vivere, di cambiare il mondo.

In quella situazione può soltanto osservare e udire ciò che sta accadendo fuori dalla sua piccola stanza.

Lui però ha saputo sfruttare al meglio un contesto così deprimente, credendoci e non arrendendosi, lavorando con la mente per costruire un domani per sé e per la sua gente.

Il 18 marzo del 1945 (domenica di Passione) Don Primo trascrive sul suo diario una poesia di un eremita cinese del IV sec. d.C. Questa poesia la sente propria in quanto rispecchia il momento d’isolamento che lui sta vivendo e mi fa pensare che i periodi storici e i luoghi diversi non cambino i pensieri delle persone.

Un’altra parte del diario di Don Primo che mi fa comprendere appieno la voglia che lui ha di riavere la sua libertà, è nel pensiero del 22 marzo alle ore 8:  si sveglia in ritardo, come se non avesse voglia di alzarsi ma sente il canto di una donna da lui conosciuta  di nome Graziella, che le suscita così il desiderio di ritrovare quella “nota”, che sta a significare la libertà di sé stesso persa, ma che darebbe tutto pur di riaverla.

Il diario è ricco di valori umani e insegnamenti, in particolare  fa  scoprire al lettore la bellezza della vita, della natura, delle persone ma anche la crudeltà dell’uomo in guerra.

Nonostante sia privato della sua libertà, Don Primo non si scoraggia davanti alle difficoltà della vita e grazie alla sua vocazione cristiana, riesce a dare un senso di ciò che gli sta capitando e la condivide scrivendo libri che ancora oggi testimoniano la sua grande personalità.

Un uomo riconosciuto da tanti come una grande persona ricca di insegnamenti e valori umani, nel tempo voglio anch’io approfondire la sua conoscenza, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto e i tanti libri che Don Primo ha scritto.

 

Filippo Bettoni

bottom of page