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CACCIA AL TESORO... A BOLZANO!

Bolzano Piazza Walther.jpg

Buongiorno a tutti!

Siamo i bambini delle classi terze della Scuola Primaria di Bozzolo ( Mantova).

Mercoledì 3 aprile 2019 siamo andati a  Bolzano. Eravamo accompagnati dalle nostre maestre, dagli accompagnatori di   Alpinismo Giovanile del Club Alpino Italiano di Bozzolo.

In mattinata abbiamo visitato la città e   il Museo Archeologico dell’Alto Adige.  Nel pomeriggio siamo saliti sull’Altopiano del Renon. Abbiamo scoperto le piramidi di terra e abbiamo ammirato le Dolomiti.

Abbiamo raccolto tutte le informazioni che sono utili a chiunque volesse trascorrere una giornata nella città e attorno a Bolzano.

Buona lettura!

 

 

  

INDICAZIONI STRADALI

 

Renon-Collalbo

Bolzano

 

 Trento

Affi

Peschiera del Garda

 

Volta Mantovana

Goito                                                

 

Bozzolo                         

 

BOZZOLO ( MN)- AFFI ( VR)

Da Bozzolo ad Affi si viaggia sulla strada provinciale SP 19. In un’ora e cinque minuti si devono percorrere 68.4 Km. Durante il viaggio si passa dalla Lombardia al Veneto. Durante il viaggio a Goito a Volta Mantovana si può ammirare l’alta Pianura Padana. E’  formata dai detriti più grossi portati a valle dai fiumi quando ancora c’era il mare al posto della Pianura Padana. Da Volta Mantovana a Peschiera del Garda si attraversano le colline moreniche. Tra Verona, Mantova e Brescia c’è un grande anfiteatro morenico. Le colline si sono formate con i detriti rocciosi lasciati dal grande ghiacciaio del Garda quando si è gradualmente ritirato e sciolto. Il terreno delle colline e’ adatto per coltivare le viti. Ad Affi si incontrano diverse pale eoliche. Producono l’energia elettrica grazie al vento che fa girare le pale.

 

 

AFFI ( VR)- BOLZANO

Da Affi a Bolzano si viaggia sull’autostrada A22  Modena- Brennero. In un’ora e sedici minuti si devono percorrere 130.1 Km. Si viaggia prima nel Veneto e poi nel Trentino Alto Adige. Si percorre la Valle  dell’Adige. Il fiume  scorre molto largo formando diversi meandri. Le sue acque sono abbastanza agitate. La valle e’ circondata da montagne molto alte. Sui pendii e nel fondo valle ci sono grandi vigneti e tanti meleti. Le piante sono protette dalle reti antigrandine, sono in ordine e ben curate. A metà montagne si possono ammirare delle nuvole che non si sciolgono, non si spostano. Rimangono incollate alla montagna grazie al fenomeno dell’inversione termica. C’è dell’aria calda su di loro che le lascia dove sono. Sul versante ripido di una montagna ci sono grossi tubi. Dentro scende velocissima l‘acqua.  Arriva in una centrale idroelettrica. L’acqua con la sua  forza  nelle turbine produce l’energia elettrica. Nella Valle dell’Adige ci sono diverse fortezze, alcuni castelli. Tanto tempo fa servivano per controllare la valle dai nemici.

 

 

 

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BOLZANO- RENON- COLLALBO

Da Bolzano si sale sull’altopiano del Renon che si trova a 1000 metri di altezza sul livello del mare. Si può usare l’auto. In 23 minuti si percorrono 14.9 Km. Si può salire con  la funivia del Renon che arriva nella località Soprabolzano in 12 minuti e poi con il trenino si arriva a Collalbo. L’altopiano del Renon è circondato da montagne altissime dalle famose dolomiti. In lontananza si vedono il Latemar, il Catinaccio, lo Scilliar. Vicino a Collalbo un sentiero porta nella zona dove si sono formate le Piramidi di Terra.

 

 

 

CACCIA AL TESORO A BOLZANO

 

 

Bolzano è una città del Trentino Alto Adige. Si trova a 265 metri sul livello del mare in una conca naturale tra i fiumi  Talvera e il fiume Isarco. In città ci sono i cartelli stradali in lingua italiana, in lingua tedesca e ladina. Le alte montagne che circondano Bolzano danno una sensazione di libertà. Sono ricche di vigneti. I contadini producono uva bianca e nera che si trasforma in vini molto pregiati. Le viti sono coltivate nei campi sul versante ripido della montagna sorretti dai muretti a secco.

 

Da Piazza Stazione si percorre il Viale stazione e si entra nel centro storico. La Piazza Walther è dedicata al cantore Walther von der Vogelweide che fu anche un politico. Il suo monumento è al centro della piazza. Vicino c’è il Duomo dedicato all’Assunta. Il tetto colpisce molto. Le tegole verdi, nere e ocra formano un disegno originale a losanghe. Il campanile del Duomo è alto 65 metri. E’ stato eretto tra il 1501 e il 1519 da Hans Lutz.

 

 

 Via Portici risale al XII secolo. Il principe vescovo di Bressanone in quel tempo diede il permesso ai commercianti  di costruire i  negozi sotto i porticati e sopra le loro abitazioni dove si svolgeva la vita domestica. Le facciate delle case hanno più stili architettonici e sono ornate da decorazioni in ferro battuto. Si possono ammirare gli “ erker”. Sono degli spazi  che proiettano all’esterno alcune finestre della casa per avere più luce e stanze più larghe. Camminare sotto i portici è come camminare in un tunnel.

 

 

Tutti i giorni in Piazza delle Erbe c’è il mercato. Le bancarelle di frutta e verdura ,  le bancarelle di fiori sono molto colorate. Sembra un” piccolo angolo di Mediterraneo”.

Vicino a Piazza delle Erbe c’è il palazzo che ospita il Museo Archeologico dell’Alto Adige. Negli ambienti si può conoscere Otzi, l’uomo del Similaun vissuto 5000 anni fa. Il museo ospita la sua mummia in una struttura a -6 °C per ricreare le condizioni che ne hanno permesso la perfetta conservazione. Nelle vetrine sono esposti i  vestiti e  l’equipaggiamento originale di Otzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OTZI,L’UOMO VENUTO DAL GHIACCIO

Una  scoperta eccezionale

Nel 1991 due turisti percorrevano il sentiero di montagna vicino  al rifugio Similaun, al confine fra Italia e Austria. Hanno visto qualcosa in una conca rocciosa dove il ghiaccio perenne si stava sciogliendo: era il corpo mummificato di un uomo. Nel giro di qualche giorno il corpo venne liberato dal ghiaccio e fu trasportato in elicottero all’università di Innsbruck insieme a tutto il materiale rinvenuto accanto al cadavere ( un’ascia, un pugnale, oggetti in pietra e cuoio). Gli studiosi scoprirono che l’Uomo del Similaun era vissuto 5000 anni fa nel Neolitico, nell’Età del rame. L’uomo venuto dal ghiaccio fu chiamato Otzi perché fu scoperto sulle Alpi Otztaler.

L’uomo venuto dal ghiaccio forse era un  capo  della sua comunità perché aveva oggetti di rame che erano status symbol delle classi dominanti.

Forse era un proprietario di greggi, era un pastore nomade. Forse era un cacciatore.

Otzi è morto a causa di una forte emorragia  provocata da una punta di freccia  penetrata nella spalla sinistra. Otzi probabilmente fu aggredito alle spalle forse da qualcuno che voleva derubarlo ( forse un gregge di pecore) o  da qualcuno che lottava con lui per il potere.

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CARTA D’IDENTITA’ DI OTZI

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Nome: Otzi, l’uomo del Similaun.

Maschio

Età: 45 anni

Altezza: metri 1.60

Misura scarpe: 38

Peso: 50 Kg

Occhi : azzurri

Capelli: ondulati,castano scuro forse neri, lunghi più di 9 cm.

Segni particolari: 50 tatuaggi ( linee e croci) eseguiti con sottili incisioni e strofinati con carbone vegetale blu.

Ambiente di vita:  parte sud della catena alpina.

Alimentazione: alimenti vegetali (mele , frutti selvatici, bacche),carne affumicata o essicata.

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IL GIOCO DELL’INVESTIGATORE

E’ interessante osservare la ricostruzione dell’aspetto di Otzi per ricavare alcune informazioni sull’ambiente in cui viveva, sul tipo di  vita che conduceva. I suoi indumenti ci dicono molto.

ABBIGLIAMENTO

INFORMAZIONI RICAVATE

 

Mantello di erba intrecciata senza maniche usata forse  per riparo in caso di maltempo, per mimetizzarsi durante la caccia, per avere una coperta per le  notti fredde.

 

 

Otzi raccoglieva gli steli di un’erba alpina lunghi oltre un metro.

 

Sopraveste confezionata con pelli di capra domestica di colore chiaro e scuro, lunga fino al ginocchio, cucite insieme con  tendini di animali.

 

Otzi allevava in montagna  pecore e capre , gli animali domestici più antichi.

Otzi sapeva lavorare la pelle degli animali per trasformarla in indumenti.

Otzi sapeva cucire usando tendini animali come filo.

Otzi viveva in un ambiente con le temperature molto basse

 

 

Due gambali separati confezionati con strisce di pelle di capra domestica  cucite insieme con tendini di animali, lunghi circa 65 cm. Coprivano solo la coscia e la gamba. Alcuni lacci permettevano di fissare i gambali alla cintura, come delle giarrettiere. Alcune linguette di pelle di cervo permettevano di fissare i gambali alle scarpe.

 

 

 

Otzi allevava in montagna  pecore e capre , gli animali domestici più antichi.

Otzi cacciava animali selvatici.

Otzi sapeva lavorare la pelle degli animali per trasformarla in indumenti.

Otzi sapeva cucire usando tendini animali come filo con punti regolari e accurati.

Otzi viveva in un ambiente con le temperature molto basse

Cintura lunga quasi due metri  che permetteva di avvolgerla a doppio giro intorno alla vita prima di fermarla con un nodo. E’ costituita da una striscia di cuoio di vitello. Sopra e’ applicata una banda di cuoio per formare una piccola tasca, un marsupio.

 

Otzi utilizzava il cuoio di vitello.

Otzi aveva bisogno di una pratica custodia per piccoli utensili che non poteva perdere ( pezzi di fungo-esca per accendere il fuoco, un raschiatoio, un perforatore di selce, una lama tagliente di selce). Tutto era utile per sopravvivere nell’ambiente che lo circondava.

 

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Perizoma lungo 50 cm e largo 33 cm, confezionato con strette pelli di capra cucito con tendini di animali.

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Otzi allevava in montagna  pecore e capre , gli animali domestici più antichi.

Otzi sapeva cucire usando tendini animali come filo con punti regolari e accurati.

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Scarpe raffinate formate da una scarpa interna ed una esterna. La scarpa interna è costituita da una rete di erbe che trattenevano il fieno usato come imbottitura contro il freddo. La scarpa esterna è realizzata con pelle di cervo. Le due scarpe sono fissate alla suola in pelle d’orso mediante stringhe di cuoio.

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Otzi coltivava.

Otzi cacciava animali selvatici.

Otzi sapeva lavorare la pelle degli animali per trasformarla in indumenti.

Otzi viveva in un ambiente con le temperature molto basse.  Aveva bisogno di scarpe comode e calde per affrontare lunghe marce sulla roccia o sui ghiacciai.

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Berretto a forma di calotta confezionato con diverse strisce di pelliccia di orso, con stringhe di pelle come sottogola.

Otzi cacciava animali selvatici.

Otzi sapeva lavorare la pelle degli animali per trasformarla in indumenti.

Otzi viveva in un ambiente con le temperature molto basse.

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LA GIORNATA DI OTZI

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Otzi  aveva con sé molti oggetti di uso comune che lo aiutavano nella sua vita quotidiana.

 

OGGETTO                                                                       SERVIVA PER…..

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Ascia  con lama di rame, manico in legno di tasso levigato.

Strumento di lavoro per realizzare oggetti, armi.  Oggetto necessario per abbattere alberi.

Pugnale lungo circa 13 cm composto di una piccola lama triangolare in selce e di un manico in legno di frassino.

Strumento utile per uccidere animali domestici e selvatici, per realizzare l’arco.

Ritoccatore costituito da un pezzo di ramo scortecciato, con un’estremità appuntita fatta con una scheggia di corno di cervo.

 

Strumento utile per affilare le lame di selce e gli oggetti taglienti.

 

Arco in legno di tasso lungo 1.82 metri non finito.

Arma per colpire e abbattere animali selvatici da una distanza di 30-50 metri.

 

Faretra formata da una sacca di pelle di camoscio di forma rettangolare allungata.  Dodici frecce non finite, due frecce finite con la punta di selce.

 

 

Contenitore necessario per avere a portata di mano le frecce, le schegge di corno di cervo per scuoiare gli animali uccisi.

 

Gerla costituita da un bastone di nocciolo piegato a U, da due strette assicelle di legno che fermano il bastone di nocciolo, da una sacca di pelliccia.

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Oggetto utile per trasportare carichi di vario genere.

 

Rete a maglie larghe realizzata con fili d’erba annodati.

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Oggetto utilizzato per cacciare, per catturare gli uccelli o le lepri.

 

Recipienti in corteccia di betulla con forma cilindrica formati da un unico pezzo rettangolare di corteccia arrotolata

 

 

 

Contenitore porta braci con dentro  foglie di acero riccio usate per avvolgere le braci di carbone vegetale ,per mantenerle accese per alcune ore.

Contenitore per le provviste  di viaggio: una prugnola ( frutto ricco di vitamine e sali minerali), carne di stambecco, chicchi di farro.

Perla discoidale formata da un disco di marmo bianco delle Dolomiti con un foro centrale in cui è infilata una stinga di pelle che forma un’asola alla quale sono legato altri nove lacci.

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Strisce di pelle di ricambio oppure strisce di pelle per attaccarvi gli uccelli catturati.

 

Polipori di betulla infilati in strisce di pelle.

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Farmacia da viaggio. Funghi impiegati come antibiotico, per fermare il sangue nelle emorragie.

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LE PIRAMIDI DI TERRA DEL RENON

Le piramidi di terra del Renon in tedesco si chiamano Erdpyramiden am Ritten. Sono un monumento naturale che sorge poco distante da Bolzano, sull’altopiano del Renon.Le piramidi sono state chiamate originariamente LAHNTURME che significa “ le torri delle frane”.

Le piramidi di terra sono nate perché c’è un terreno argilloso che contiene sassi piuttosto grandi.  Nel tempo si sono alternati periodi con forti piogge e prolungati periodi di siccità. La pioggia ha inciso il versante della montagna e ha creato dei solchi che, col passare del tempo, sono diventati sempre più pronunciati. Durante la siccità le piramidi di terra si sono solidificate e sono diventate resistenti. Una grande pietra, scoperta dalla pioggia, è diventata  un cappello protettivo. Quando la pietra di copertura perde l’equilibrio e precipita inizia la lenta fine della piramide di terra. Con la pioggia diventa sempre più sottile e bassa, fino a scomparire del tutto. Contemporaneamente, nel terreno attorno, nascono le nuove piramidi. Ammirare le piramidi di terra è da consigliare. E’ emozionante vedere la nascita di una piramide di terra sul pendio della montagna.

 

I MONTI PALLIDI……LE DOLOMITI

 

Sul  lato nord dell’altopiano del Renon si ammirano delle montagne spettacolari con creste frastagliate, pareti rocciose, torri alte e appuntite. Si chiamano: Catinaccio, Sciliar, Sasso Lungo, Gruppo del Sella .

Sono le DOLOMITI. Il nome “ Dolomiti” deriva dal naturalista francese Deodat de Dolomieu. Lui per primo studiò il particolare tipo di roccia che le costituiscono. Nell’era terziaria nella zona c’era un mare caldo e poco profondo. Sul fondo del mare si sono accumulati centinaia di metri di sedimenti che si sono trasformati in roccia con dentro conchiglie , coralli e alghe. Successivamente, lo scontro tra la placca europea e la placca africana ha fatto emergere il fondo del mare formando così delle montagne alte oltre i 3000 metri sul livello del mare.

Sulle Dolomiti si verifica il fenomeno chiamato “ Enrosadira”.  Le montagne si tingono di rosso all’inizio del tramonto, poi diventano viola fino a spegnersi del tutto con il buio della notte. Questo succede perché nella roccia c’è il carbonato di calcio e il magnesio.

Nel 2009 le Dolomiti furono dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Nella località Auna di Sotto,sull’altopiano del Renon, c’è la fabbrica Loacker. Sulle confezioni dei dolci che prepara c’è l’immagine dello Sciliar che è di fronte al paese.

 

LE DOLOMITI E LA LEGGENDA DEI “MONTI  PALLIDI”

 

“ C’era una volta un principe. Amava follemente una fanciulla che aveva incontrato in un sogno. Con l’aiuto di vecchi saggi i due si conobbero, si sposarono. La principessa della Luna si trasferì sulla Terra, insieme al suo amato. Un triste destino condannava i due giovani a vivere per sempre separati. Il principe non riusciva a vivere sulla Luna a causa della sua luce intensa che lo poteva rendere cieco. La principessa invece, non sopportava il colore cupo delle montagne  e l’ombra dei boschi. La malinconia era profonda  e la faceva ammalare. La principessa della Luna per non morire, tornò a casa sua.  I due principi vivevano nella nostalgia l’uno dell’altra. Non c’era soluzione per stare insieme. Un giorno, vagando per i boschi, il principe incontrò il re dei Salvani. Era un popolo di gnometti in cerca di una terra dove abitare. Il piccolo re, ascoltata la triste storia del principe e della sua sposa, gli propose un patto: i Salvani avrebbero reso lucenti le montagne del suo regno, in cambio di poter vivere in serenità nei boschi. Gli gnomi lavorarono un’intera notte di plenilunio per filare i raggi della Luna in grossi gomitoli e tessere un manto delicato con cui ricoprire le montagne. Le Dolomiti iniziarono a risplendere di notte grazie ai raggi argentati della Luna. La principessa ritornò sulla Terra a vivere insieme al suo sposo. Era protetta dai riflessi dei  monti che presero il nome di “ Monti Pallidi”.

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I BAMBINI DELLE CLASSI TERZE

DELLA SCUOLA PRIMARIA

 DI

BOZZOLO ( MANTOVA)

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