NOI, MAESTRI PER UN GIORNO...
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Giovedì 10 gennaio 2019 abbiamo presentato agli alunni delle classi 5° delle primarie di Bozzolo e San Martino dall’Argine il nostro progetto U.D.A.,“Maestri per un giorno”.
L’attività consisteva sul portare a termine un lavoro a gruppi, diviso per materia, in modo da accogliere e spiegare la scuola media ai ragazzi di quinta. Il lavoro non è stato facile, nel senso che abbiamo dovuto impegnarci a lavorare insieme in modo costruttivo così da poter rendere partecipi ed interessati i ragazzi a cui noi avremmo fatto da insegnanti per un giorno.
Non nego che per quanto riguarda il mio gruppo composto da me, Francesca, Lucrezia, Chiara, Yuri e Ryan, a cui è stato assegnato inglese, spesso ci siamo confrontati e scontrati sulle varie idee (cosa fare, come, che materiali utilizzare, utilizzare solo la lingua inglese o anche l’italiano etc…) di realizzazione perdendo spesso anche tempo utile. Abbiamo quindi, con intelligenza, proceduto nel modo che più ci sembrava logico ovvero dalle idee di tutti ne abbiamo tratto una comune, e che rispettasse, per quanto possibile le idee di tutti.
Dopo essere giunti alla scelta abbiamo iniziato la sua realizzazione: un gioco dell’oca in inglese.
Ci siamo quindi divisi i compiti, dal disegno del cartellone, alle immagini da
disegnare e colorare alle domande da abbinare, per difficoltà alle varie caselle;
alternando il lavoro svolto a scuola con la sua continuazione, a turni, a casa.
Quindi ognuno svolgeva il suo “compito” a casa attraverso un confronto continuo
nel gruppo tramite il cellulare per eventuali nuove idee o piccoli cambiamenti che
tutti dovevano approvare.
Durante la realizzazione ci siamo resi conto che dovevamo essere più veloci e precisi per poterlo terminare come lo avevamo deciso nei tempi dati.
Poiché lo scopo del lavoro era far conoscere e comprendere agli alunni delle quinte che il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria era un momento bello da vivere in modo sereno con la consapevolezza di avere a disposizione molte risorse in più, dai laboratori ai professori, allo scopo di poter sviluppare le proprie attitudini e conoscenze in un percorso consapevole di responsabilità e crescita arrivando dopo tre anni ad avere un’idea abbastanza chiara di cosa scegliere come scuola superiore.
Quando abbiamo finito il lavoro e siamo giunti al giorno che ci vedeva nel ruolo di
insegnanti, io ero decisamente emozionato, come tutto il gruppo, per la paura di
sbagliare o di non essere abbastanza bravo nella presentazione, rischiando di
“spaventare” o annoiare i ragazzi di quinta anziché farli interessare ed interagire con noi. Poi la tensione è andata scemando e ci siamo divertiti.
Penso che io ed il mio gruppo siamo comunque riusciti a raggiungere l’obiettivo del progetto assegnatoci.
Ciò nonostante avremmo potuto fare di più a casa e collaborare meglio non
lasciando spazio ad uno di noi di nulla fare. Ripensandoci, mi sono reso conto che fare l’insegnante è un lavoro molto difficile, trasferire in modo corretto ad altri le proprie conoscenze e spiegare come svolgere il lavoro nel modo corretto come assegnato senza dare nulla per scontato è complicato così come farsi ascoltare in modo partecipe da tutti…. tutt’altro. Inoltre, anche noi, come i nostri professori, abbiamo cercato attraverso le nostre domande di capire il grado di preparazione delle quinte. Allo stesso modo grazie a questo progetto mi sono reso conto del perché dall’inizio della scuola i professori hanno fatto la stessa cosa con noi per capire proprio la nostra preparazione nelle varie materie, per poter fare un piano di studi studiato sui dati a loro disposizione. Se dovessi tornare indietro lavorerei meglio in classe e nella suddivisione dei vari “compiti” di ognuno riguardanti il progetto a casa, facendo maggiore attenzione alla collaborazione per la sua realizzazione in modo più confacente alle disposizioni date dai professori.
Spero che questo progetto venga portato avanti ogni anno poiché mi ha insegnato
delle cose fondamentali: l’importanza del lavoro di gruppo coordinato ed ordinato,
la necessità di svolgere quanto assegnato dal gruppo nel migliore dei modi e nei
tempi prestabiliti, imparare a gestire e capire ogni ragazzo non solo a livello
scolastico ma anche caratteriale.
Grazie al progetto ho capito un mio grande limite: collaborare con tutti allo stesso
modo mettendomi in discussione cercando di vedere le idee degli altri come uno
stimolo da sviluppare insieme.
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FABIO D’ANNA
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